Dopo
il successo di Io che amo solo te, diventato
anche un film diretto da Marco Ponti con Laura Chiatti e Riccardo
Scamarcio, che sarà nelle sale in autunno, Luca Bianchini è da
poco tornato in libreria con un nuovo romanzo ambientato a
Londra: Dimmi che credi al destino
Come
molti lettori che hanno apprezzato le vicende di Ninella, Orlando,
Nancy e degli altri protagonisti del libro precedente, prima di
cominciare a leggere Dimmi
che credi al destino mi
sono domandato se l’autore sarebbe riuscito a scrivere un’altra
storia divertente, credibile e ricca di personaggi da film. La
risposta dopo poche pagine era un “No” abbastanza netto. Il che
non significa che avessi ragione.
Il
nuovo lavoro di Bianchini mi sembrava popolato di personaggi
indefinibili e non capivo bene quale fosse la vicenda che l’autore
volesse raccontare. “Dove andrà a parare?” mi chiedevo, un po’
disorientato. Non sapevo che in breve sarei stato catapultato in
un’avventura che che mi avrebbe appassionato e fatto amare i
personaggi come era accaduto in Io
che amo solo te. Ma vediamo i
protagonisti: una libraia italiana (Ornella) che dirige una libreria
londinese a rischio chiusura (l’Italian bookshop) per colpa della
crisi e di un proprietario deciso a vendere, una collega (Clara)
scorbutica e con un gatto immaginario, un’amica per la pelle di
Ornella (la Patti) eccentrica e modaiola, che vive in attesa che la
vecchia zia del marito tiri le cuoia per incassare l’eredità e,
infine, un giovane napoletano dall’identità sessuale un po’
confusa (Diego), fuggito a Londra per dimenticare le pene d’amore.
Che
cosa poteva venire fuori da un gruppo così strampalato? Una
bellissima storia che ha il pregio di essere in gran parte vera. Ma
questo io l’ho scoperto soltanto nei ringraziamenti.
Dimmi
che credi al destino diventa
irresistibile quando si comincia a conoscere il passato di
Ornella (che
nella realtà si chiama Ornella Tarantola e gestisce davvero
l’Italian bookshop di Londra) e quello di Patti, due donne over 50
che si sono conosciute in una comunità di recupero in Toscana, dove
hanno vissuto per dieci anni per disintossicarsi dalla droga. La
missione di Ornella, veronese, sposata e separata, il cui passato
tornerà a farle visita obbligandola a scelte difficili, è quella di
salvare la libreria, l’unico luogo in cui si è sentita realizzata
e serena.
«Mi ha sempre detto
che la libreria l’ha salvata. Ora è lei che deve salvare la
libreria.» è la frase chiave del romanzo,
pronunciata da Mr George, un anziano con cui Ornella conversa spesso
su una panchina del parco. Un frase che induce la libraia italiana a
cercare ogni mezzo possibile per proteggere il luogo che le è tanto
caro e che anche nella vita reale è a rischio chiusura.
Bianchini
conquista il lettore attraverso un vortice di dialoghi, eventi e
personaggi (compresi i secondari) narrati con grande intensità e
ironia, che fanno di Dimmi
che credi al destino un
romanzo godibile e intelligente. Lo scrittore torinese è
bravissimo a risaltare l’italianità dei personaggi che si
confrontano continuamente con la sfida di vivere in una realtà
lontana dai colori vivaci del nostro Paese. Il fascino di Londra, con
i suoi quartieri alla moda e il multiculturalismo diffuso emergono
nel racconto insieme a tante “pillole” di verità e molti
stereotipi che tutti conosciamo ma su cui ci soffermiamo solo quando
qualcuno, come Bianchini, li mette nero su bianco:
«Voi
italiani sapete sempre togliervi dai guai.»
«Quelli
sono i napoletani.»
«Per
noi siete tutti napoletani.»
oppure
«I
libri sono come gli amici, ogni tanto bisogna vederne altri.»
e
ancora
«La
vita è un puzzle, Ornella. Non sarai mai serena se ti mancano dei
pezzi.»
Nelle
pagine di Dimmi
che credi al destino l’aplomb
british si intreccia in modo naturale alle voci esuberanti dei
protagonisti italiani, dando vita a una narrazione ricca di umanità
che fa chiudere il libro sorridendo. E con la voglia di conoscere
Ornella e il resto della “banda”.
Luca
Bianchini: Dimmi che credi al destino ed. Mondadori € 17.00
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